OMURICE

Iniziamo questo nuovo anno con una ricetta, che volevo provare da tanto tempo. E’ una ricetta giapponese e non riesco proprio a ricordare la prima volta che l’ho vista da qualche parte. Mi è rivenuta però in mente perché sto riguardando (per la millesima volta) uno dei miei anime (e manga) preferiti, uno di quelli che ha segnato la mia adolescenza, cioè Curiosando nei cortili del cuore. E per quanto devo ammettere che riguardarlo a 37 anni non fa esattamente lo stesso effetto, rimane sempre nel mio cuore. Insomma, ad un certo punto la protagonista (Mikako nella versione giappa, Melissa in quella italiana), prepara questa cosa per cena a un suo amico, poi questo piatto ricorre nel manga perché è appunto il piatto preferito di questo tipo. E’ l’omurice, con la solita traduzione italiana fatta a cavolo (quante volte ho sentito chiamare “frittelle” i pancake?), dato che la chiamano “frittata”.

In realtà, quello che veramente è lo dice la parola stessa: OMU-RICE. Omu sarebbe “omelette” e rice è il riso. Ora, io ho visto un sacco di immagini di questo piatto prima di provare a farlo; sapevo che era del riso cotto con sopra una frittata, assemblata in modi che andavano dal più semplice (buttando il riso nel piatto e schiaffandoci sopra la frittata) a modi decisamente più artistici (riso messo a forma di orso con la frittata sopra che gli faceva da copertina). Quello che decisamente non sapevo, era che avrei provato, per la prima volta in vita mia, il riso con il ketchup. Si, avete capito bene. L’omurice è fatta di riso con il ketchup.

Prima che vi spaventiate e iniziate ad urlare “sacrilegio!” scaraventando il vostro computer in giro per casa maledicendo i giapponesi, vi spoilero subito che è buona. Molto buona. Tanto che dopo le prime due sforchettate ho preso la bottiglietta del ketchup e ne ho aggiunto ancora.

Ma passiamo alla ricetta.

INGREDIENTI PER IL RIPIENO (per 2 persone)

  • 3 cucchiai di ketchup
  • 2 cucchiai di brodo di pollo (o anche di verdure)
  • 6 funghi piccoli
  • 1 carota piccola
  • 1/2 cipolla
  • 1 manciata di piselli surgelati
  • 2 cup di riso cotto
  • sale, pepe e olio

INGREDIENTI PER L’OMELETTE (per 2 omelette)

  • 4 uova
  • 2 cucchiai d’acqua

PROCEDIMENTO

  • In una padella, scaldare un pò d’olio e cuocere i funghi finché l’acqua non sarà evaporata (circa 4-5 minuti).
  • Aggiungere la cipolla e la carota tagliate a cubetti e i piselli, e cuocere finché non saranno cotti.
  • Aggiungere il riso cotto e mescolare il tutto.
  • A parte, in una ciotolina, mescolare il ketchup con il brodo e unire tutto al riso.
  • Mescolare tutto e aggiungere sale e pepe a piacere. Il ripieno è pronto!
  • Per ogni omelette: in una ciotola mettere 2 uova e 1 cucchiaio d’acqua e mescolare. In una padella, scaldare un pò d’olio e, quando sarà caldo, versare l’uovo sbattuto. Cuocere l’omelette a fuoco lento, solo nella parte inferiore.
  • Quando il fondo sarà cotto ma la parte superiore ancora un pò morbida, mettere qualche cucchiaiata di ripieno nella parte centrale, lasciando liberi i lati.
  • Ripiegare i lati per ricoprire il ripieno. Prendere un piatto, appoggiarlo capovolto all’omelette e poi rigirare il tutto. Ripetere tutto il procedimento per la seconda omelette.

Una volta nel piatto si può decorare con dell’altro ketchup. Dopo averla provata, devo ammettere che ne ho aggiunto ancora! Comunque questo sopra è stato il mio primo tentativo, a cui è seguito un secondo tentativo.

Dato che avevo cucinato parecchio riso, ho riprovato il giorno dopo studiandomi meglio come fare un’omelette e provando a dare meglio la forma all’omurice e devo dire che è venuta fuori molto meglio!

Non avendo mai assaggiato un’omurice originale e autentica, non ho la più pallida idea se questa sia come dovrebbe essere. Ma è buonissima, quindi ve la consiglio!

La ricetta originale l’ho presa da qui: OMURICE

Questa versione è vegetariana, ma se volete potete aggiungere del pollo o qualsiasi altro tipo di carne che volete, penso che sperimenterò anche io un pò con i ripieni!

Alla prossima!

Toast e wurstel animalosi e avrei voluto.

E’ appena iniziata la settimana, o meglio, è appena iniziato l’anno e io sono già in ritardo. 6 giorni in cui avrei voluto nell’ordine: aver finito di fare le pulizie dell’anno 7 giorni fa, aver iniziato la dieta 6 giorni fa, mantenere i miei buoni propositi invece di gettarli al vento precisamente alle ore 9 dell’1 gennaio, camminare un pò di più a partire da lunedi 5 gennaio, aggiornare il blog con più costanza a partire da lunedi 5 gennaio e per finire non perdere tempo a fare cose inutili tipo riguardare per la miliardesima volta Una mamma per amica o riniziare per la centocinquantamilionesimavolta Grey’s Anatomy dalla stagione 1 fermandomi come da copione alla fine della terza stagione quando Burke lascia Cristina. Tutte cose che, ovviamente, non ho fatto.

Un attimo che metto su il brodo per il tortellini, giusto per continuare la mia dieta della nonna (mangiare tutto quello che uno stomaco umano può contenere e poi aggiungere 4-5 fette di crostata con la mamellata, anche se la marmellata mi fa schifo).

Rieccomi, dopo aver messo su il brodo per pranzo, alle ore 12.45.

Allora, inizio l’anno con un sacco di post arretrati. Avrei voluto essermi messa in pari per il 31 dicembre, avrei voluto aver finito di scaricare le foto dalla macchina fotografica 1, dalla macchina fotografica 2 e dall’iPhone, avrei voluto aver catalogato tutto con precisione, avrei voluto aver finito di studiare per il prossimo esame lasciandomi un mese di tempo per ripassare, avrei voluto aver finito il puzzle da 14.000 pezzi prima di rinunciarci definitivamente e comprarne uno da 2.000, avrei voluto finire il puzzle da 2.000 pezzi per non averlo più in giro per casa con 3 gatti che lo usano come parco giochi, avrei voluto la pace nel mondo, e suppongo che quest’ultimo “avrei voluto” poteva essere il più realizzabile tra tutti quelli che ho messo.

Insomma si, in questo periodo spuntano post dai titoli “i 10 buoni propositi per il 2015”, “come mantenere i buoni propositi per l’anno nuovo”, “niente buoni propositi ma nuovi stili di vita”, ecc ecc. Qui da me invece si va con un classico: “Siamo al 6 gennaio ed è già andato esattamente come ogni anno: tutto a puttane”, giusto per tenere fede al buon proposito di essere più fini ed eleganti.

Ma passiamo a cose serie (?? Ma quando mai??). Mentre parlavo del brodo sono apparse magicamente due foto: le cosine rosa, giusto per essere in tema brodo, erano meringhe. Nell’altra foto c’erano biscotti di pandizenzero, sempre in tema brodo, ovviamente. E in primo piano la testa di uno dei 3 gattacci malefici che tentava di papparseli.

Ed eccoci arrivati finalmente al momento saliente (??) del post. La ricetta di oggi. Che poi non è una ricetta. In pratica è un “mi sono ricordata di avere un tostapane e volevo tostarci qualcosa”. Ma era troppo banale, persino per me che non brillo certo di fantasia. Allora ho tirato fuori la mia scatola di formine per i biscotti (di cui FORSE un giorno vi farò vedere una foto, ma è vergognoso rendere pubblica una scatola di formine del genere sapendo poi che io i biscotti li faccio si e no una volta all’anno, e di solito di forma rotonda) e ho tagliato il centro del pane. Poi il mio tostapane dimenticato da mesi ha finalmente avuto il suo momento di gloria (in realtà ci avevo appena cotto anche dei toast, giusto per fargli riprendere un pò di vigore dopo il letargo di un paio d’anni). E via, salsette varie per fare gatti neri di palline di pesce, stelline contornate da ketchup, orsetti di philadelphia e tartufo e alberelli di olive e colorante verde appena arrivato da quel meraviglioso sito che potrebbe sostituire qualsiasi negozio esistente, Amazon. (Ho mai parlato del mio amore per Amazon? Probabilmente si. Ma adoro ripetermi, quindi: dove posso convolare a giuste nozze con il signor Amazon?) (Ah si, a me piacciono gli inglesi da quando avevo 13 anni, quando per la prima volta solcai il cielo sfidando le mie paure aeresche e approdai nella patria dei Sex Pistols, dove le uniche cose che ricordo sono: io che compravo il cd dei Sex Pistols, per l’appunto, ancora tenuto come una reliquia qui a casa, e i 7 chili presi dopo la scoperta del Mc Donald, probabilmente ancora non approdato qui in Ancona. L’amore per gli inglesi nasce quindi da questo mix perfetto: Sex Pistols + Cucina esotica per i miei standard 13annosi. E continua tutt’oggi con il mio amore per Jamie Oliver e Heston Blumenthal. Tutta questa parentesi (si, perché se non vi eravate accorti eravamo ancora dentro la parentesi e ora siamo nella parentesi della parentesi. Il mio buon proposito di rinunciare definitivamente alle parentesi ha fatto la stessa fine degli altri buoni propositi) era per dire che come marito vorrei Amazon.co.uk, non Amazon.it. Che poi si sa che i doppi cognomi sono sempre dei nobili, non come il nostro misero .it) (Ah si, in mancanza di Amazon.co.uk mi accontenterò anche del signor Amazon.co.jp. Strano come i miei due Amazoni preferiti siano entrambi di nobili origini e a quanto pare pure imparentati, avendo il primo cognome in comune)

Ehm si, ho iniziato l’anno esattamente come l’avevo finito l’anno scorso: scrivendo idiozie.

E mi sono anche dimenticata di parlare dei wurstel polipetto (che Schlange sta tentando di mangiare nella foto)! Amazon mi fa proprio perdere la testa! Cmq si, oltre ai toast ci sono anche loro, wurstel meravigliosissimi che non hanno bisogno di commenti (diciamo che mi è venuta fame e devo andare a controllare il brodo). Quindi ciao.

Malattie acetilsaliciliche e Melonpan

Stavolta ho un’ottima, ottima scusa per non aver aggiornato nei giorni scorsi, causando (lo so) lo sconforto del mio unico lettore disteso nel letto del reparto psichiatrico dove presto verrò ricoverata anche io.

Sono stata colta da una terribile, terribile malattia, molto debilitante, che mi sta costringendo a casa ormai da giorni. Certo, se non si conta la polenta con la salsiccia a casa dei miei genitori. O il sushi domenica sera. Comunque, questo non toglie il fatto che io sia in uno stato di agonia da venerdi, che mi porta a passare le giornate perennemente avvolta da una coperta di fazzolettini della Peppa, che colleziono per circa 358 giorni all’anno per poi farli fuori tutti in massa in quella settimana in cui la malattia mi coglie. Questa malattia terribile. Il raffreddore.

Come si cura il raffreddore? Bo, probabilmente non si cura. Ed è per questo che in questo momento sono circondata da scatolette di medicinali. La tachipirina? La tengo lì nell’evenienza che mi venga la febbre sopra i 38, così ne mangio una e nel giro di mezzora sono fresca come una rosa. Una rosa appassita, ma vabbè, questi sono dettagli. L’aspirina? Ma siamo matti? No, io esigo l’acido acetilsalicilico! Che poi essendo una futura (molto, molto futura) possibile medica, dovrei presentarmi in farmacia e chiedere con nonchalance e superbia (“nonchalance e superbia di cui abbiamo una foto, presa da internet cercando “Sherlock Holmes pipa”) “Dell’acido acetilsalicilico grazie”. E invece no. Io vado e chiedo “Vorrei l’aspirina, quella non di marca”. La solita idiota. Che poi, vorrei farvi presente quanto sono polla (“polla” di cui abbiamo un’immagine qui a destra).

Ecco, io sono la classica persona sulla quale la pubblicità fa effetto. Cioè, le pubbliciterie (le agenzie pubblicitarie, le case pubblicitarie, come si chiamano? Bo, quegli edifici con la gente dentro che si occupa di pubblicità) con me ci sguazzano alla grande. Io compro l’aspirina non di marca per risparmiare, ma poi sono a casa, guardo la tv e passa la pubblicità: “Sintomi del raffreddore e dell’influenza?” (eh si, questa è per me!) “sciolto in acqua calda, TachifluDec è una calda cura che combatte in fretta i sintomi da raffreddamento” (è proprio per me, mi piace la calda cura!) “e decongestiona le vie nasali” (decongestiona? Che vuol dire? Bo, ma se lo dicono loro allora è vero, devo decongestionarmi!) “TachifluDec, e la giornata continua!” (siiiii! Lo voglio!) “E da oggi la calda cura di TachifluDec è anche all’aroma Arancia Rossa” (la pubblicità che ho visto io diceva “è anche al Limone e miele” e infatti l’ho comprato al Limone e Miele, mi pare ovvio). Immaginatevi la faccia di una malata che man mano che scorre la pubblicità inizia a sorridere come una scema e piano piano passa dall’essere triste e sprofondata nei fazzolettini pepposi a questo:

urlando “Lo voglio” Lo voglio!”. E’ andata così, e ho speso 2 euro di aspirina non di marca ma 6 euro di TachifluDec al Limone e Miele. Che ha funzionato. O forse sto guarendo perché sono passati i canonici 6-7 giorni, ma sono sempre dettagli.

Ah si, il medicinale migliore rimane sempre uno però: il Vicks spalmato su tutto il corpo. Fosse per me lo userei davvero come crema idratante e, già che ci sono, pure come shampo.

Ok, in tutto questo devo ancora parlarvi della ricetta di oggi. Anzi, un attimo, è da un mese che volevo caricare questa foto ma mi sono sempre dimenticata e oggi mi sembra in tema, visto il mio raffreddore curato con i fazzolettini della Peppa. Questo è un biscottone portatomi gentilmente dal Mr Geom in occasione di… bo, niente, forse stavo male (leggi: stavo a casa a poltrire). Sempre in tinta con tovaglioli pepposi. Cavolo, potevo usare il mio superpiatto pepposo, non ci avevo pensato! Che poi avessi visto una, e dico una, puntata della Peppa! Non so nemmeno di cosa parla, ma che ci volete fare, io in un porcello rosa mi ci rivedo come se mi guardassi allo specchio.

La ricetta, dicevo. Che dire, vi metto prima il procedimento e poi vi dico le mie note personali? Vada per procedimento-note personali.

MELON PAN

(ricetta presa da qui e seguita pari pari)

Ingredienti per l’impasto panoso: 160 ml di latte, 1 cucchiaino e mezzo di lievito, 40 g di zucchero, 250 g di farina, 1 pizzico di sale, 20 g di burro fuso

Scaldare il latte fino a 30-40°C. Aggiungere il lievito e 20 g di zucchero e mescolare bene fino a che non si scioglie tutto. Lasciar riposare 5-10 minuti. Setacciare la farina in una ciotola, aggiungere gli altri 20 g di zucchero, il sale e il burro fuso e, alla fine, la cosa lievitosa che avevate lasciato riposare. Mescolare tutto, impastare bene e formare una palla. Mettere dell’acqua calda in una ciotola e, sopra la ciotola con l’acqua, mettercene un’altra dove andrete a appoggiare la palla di impasto. Coprire tutto con un panno e lasciar riposare 30 minuti, in modo che lieviti. Alla fine, tagliare la palla in 8 pezzi e farci delle palline.

Ingredienti per la pasta frolla: 150 g di farina, 1 cucchiaino scarso di lievito, 30 g di burro, 1 uovo, una spruzzata di succo di limone + un pò di scorza grattugiata, 75 g di zucchero

In una ciotola, mettere il burro morbido e 55 g di zucchero e amalgamare tutto. Aggiungere l’uovo, il succo e la scorza di limone e mescolare finché non diventa omogeneo. Aggiungere la farina setacciata e impastare fino a ottenere una palla. Tagliare in 8 parti e farci 8 palline. Schiacciare ogni pallina in modo che diventi un cerchio con un diamentro di circa 11 cm (questo lavoro l’ho fatto sopra la pellicola, in modo da poter sovrapporre tutti i dischi di pasta frolla senza che si attacchino) e mettere in frigo per 10 minuti.

Alla fine: ricoprire ogni pallina di impasto panoso con un disco di pasta frolla, stando attenti a non schiacciarlo. Poi spolverare di zucchero la parte con la pasta frolla e con il dorso di un coltello tracciare una griglia. Mettere i melon pan in una teglia ricoperta di cartaforno, appoggiata su un contenitore con acqua calda, coprire con un panno e lasciar riposare per 20 minuti (attenti che si gonfiano parecchio, a me si sono attaccati tutti). Infornare a 180°C per 15-20 minuti.

(se non capite i passaggi guardate il video!)

Considerazioni: devo rifarli. Non perché mi siano piaciuti particolarmente ma perché c’era qualcosina che non andava. O meglio ancora: appena sfornati ne ho mangiati 2 in 5 minuti. Altri 2 nel corso della serata. Il giorno dopo uno scaldato nel forno. Poi facevano schifo. Ora, le possibilità sono molteplici ma eccone 3, in ordine dalla meno alla più plausibile

1. La ricetta non andava bene

2. E’ normale che dopo 2 giorni una cosa panosa diventi dura come una roccia

3. Io non sono particolarmente brava con i lievitati (leggi: ho provato mille volte a fare il pane e mi viene una schifezza inaudita, e la pizza qui a casa è fatta SEMPRE e SOLO da Mr Geom, e non è un caso) ed è per questo che devo aver combinato qualche casino

Appurato che è colpa mia, qualunque persona che si imbattesse in questa ricetta e provasse a farla sicuramente gli riuscirà meglio di come è venuta a me. Ma comunque c’è da dire che appena sfornati erano strabuoni! Io però continuerò a dare la colpa alla ricetta e ne proverò un’altra e un’altra ancora, fino a che non troverò quella che li farà rimanere soffici anche dopo un anno.